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Information security e privacy

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Pubblicato da Askanews in NETWORK SECURITY · 3 Aprile 2019
Tags: costisicurezza.informationsecurityspesaprivacycosti
Il mercato italiano delle soluzioni di information security & privacy vale 1,19 miliardi di euro, il 9% in più rispetto al 2018.
A dare una spinta agli investimenti, l'entrata in vigore del GDPR (General Data Protection Regulation), che ha portato le aziende italiane a investire nei nuovi sistemi di sicurezza, vista anche l'esponenziale crescita delle cyber minacce.

Una ricerca dell'Osservatorio Information Security & Privacy della School of Management del Politecnico di Milano, sulla base di analisi di Grant Thornton Consultants, fa il punto della situazione; l'occasione è l'evento promosso dalla Grant Thornton, network mondiale di revisione e consulenza, presente in 131 nazioni, presso FICO a Bologna, che ha visto la partecipazione, tra gli altri della Vice Presidente dell'Autorità Garante Augusta Iannini e del Comandante del Nucleo Speciale Privacy della Guardia di Finanza Marco Menegazzo.

"Una impresa su quattro ha già completato un processo di adeguamento, le altre, il 59% circa, stanno adesso completando il processo di adeguamento al GDPR" ha spiegato Francesco Pastore, amministratore delegato di Grant Thornton Consultants. "La strada è ancora lunga e prevede il coinvolgimento di tutte le risorse umane.
Siamo alle soglie di una rivoluzione importantissima che prevede tanti investimenti sul prossimo futuro delle imprese".Con l'aumentare di questi investimenti aumentano anche nuove figure professionali come quella del Data Protection Officer, ad esempio, oggi presente nel 71% delle imprese e quella del Chief Information Security Officer nel 59%.
In crescita è anche l'attenzione per nuove tecnologie come l'Artificial Intelligence, considerata una minaccia da appena il 14% delle imprese, mentre il 40% già la impiega per prevenire potenziali minacce e frodi e gestire la risposta a incidenti di sicurezza. Due aziende su tre (67%) prevedono un budget anche per le attività di mantenimento dei progetti di adeguamento normativo, come gli audit periodici, la revisione del registro dei trattamenti e l'aggiornamento delle procedure e delle tecnologie di sicurezza.

Ma quale sarà l'evoluzione nel prossimo futuro?
"Molte aziende devono ancora sicuramente adeguarsi soprattutto piccole medie imprese, inoltre vi sono comunque tutta una serie di aggiornamenti normativi che devono ancora uscire", ha spiegato Renato Sesana, partner di Grant Thornton Financial Advisory Services.
"Forse il più rilevante è quello relativo al meccanismo di certificazione e ritengo che piccole e medie imprese aderiranno a questi meccanismi nel prossimo futuro perché prevedono tutta una serie di agevolazioni".
Fondamentale per l'Italia non rimanere indietro. Per questo serve un salto di qualità soprattutto da parte delle imprese, ha spiegato Franco Pizzetti, ex presidente dell'Autorità Garante della privacy e professore di Diritto Costituzionale e Diritto della tutela dei dati personali all'università di Torino e all'università Luiss di Roma.
"Qualcosa si sta facendo, molti convegni, molte tavole rotonde, le imprese invece continuano a vedere questa materia come un costo, un onere, una noia, una attività burocratica. E questo è un dramma, perché se invece di accorgersi che questo è il futuro dello sviluppo economico continuano a pensare che è un onere burocratico inutile e il problema principale è pagare meno possibile, sperando di essere sanzionati meno possibile, non ci siamo".

Una sfida per il futuro che le imprese italiane devono saper cogliere per rimanere competitive, soprattutto sul mercato internazionale.



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